Oltre i
semplicistici “sì/no”, per comprendere davvero come cambierà il
futuro turistico e paesaggistico di Polignano, va
analizzato approfonditamente “come” verranno realizzate le opere. Mentre del PUG non vi è ancora alcuna traccia
La questione Santa
Caterina e la possibile variante al Piano Regolatore Generale (PRG) è
sulla bocca di tutti i polignanesi e sta “spaccando” in due
l’intera cittadinanza, quasi fosse un Coppi-Bartali dell’era
moderna. Tra il laissez-faire pro-cemento e l’immobilismo
anti-sviluppo, il MoVimento 5 Stelle di Polignano spinge per portare
il livello della discussione oltre il limitato “favorevole/contrario”
ma andando ad analizzare approfonditamente le modalità del progetto
stesso.
Premettendo che
la lottizzazione è correlata dalle autorizzazioni necessarie e che
in generale ha tutte le carte in regola. A nostro parere, la variante è auspicabile sia perché
implementerebbe il sistema turistico-alberghiero polignanese sia
perché riqualificherebbe un’area altrimenti destinata ad uno stato
di incuria e abbandono. Come sempre però, non basta dire
semplicemente “sì” oppure “no” ad un progetto di qual si
voglia natura o tipologia. Ciò che va analizzato è il “come”
questo progetto sarà davvero realizzato.
Tre i punti su cui
noi del MoVimento 5 Stelle di Polignano non transigiamo per
l’eventuale approvazione della variante al PRG: il nostro parere
è favorevole a condizione che le opere realizzate siano
effettivamente a vocazione turistico-alberghiera e rimangano tali
nel corso degli anni, scongiurando ipotetiche speculazioni edilizie,
e creando posti di lavoro con una reale sferzata alla nostra
economia; che le stesse abbiano un inserimento quanto più possibile
armonioso nel territorio, permettendo il mantenimento della tipicità
della vegetazione nonché delle valenze architettoniche presenti
(muretti a secco, trulli, cisterne, etc..); infine le opere devono contemplare una reale
riduzione degli sprechi energetici, applicando il principio della
“miglior tecnologia disponibile” e secondo una strategia che miri
a rendere minimo l’impatto ambientale considerando sia gli effetti
diretti che quelli indiretti, sia quelli a breve che a lungo
termine.
Ma il vero errore è a “monte”: la non approvazione del Piano
Urbanistico Generale (PUG). Non possiamo dimenticare la miopia
degli amministratori che si sono susseguiti negli ultimi 12 anni, ovvero in quel periodo che coincide con il mostruoso
ritardo accumulato sul PUG. Uno strumento che, se approvato, avrebbe
reso possibile un’adeguata programmazione urbanistico-territoriale
infinitamente utile per il perfetto connubio tra “rispetto del
territorio e dell’ambiente” e “creazione di posti di lavoro e
ricchezza per la cittadinanza” e che avrebbe evitato il ricorso ai
selvaggi sportelli unici.
Comunicato permanente alla partitocrazia: "In Natura e nella Storia tutto ha un inizio e tutto ha una fine. Voi siete la fine, noi siamo l'inizio, o almeno ci proviamo."