Entrato in vigore lo scorso 13 dicembre, il regolamento (UE) 1169/2011 sulle etichettature dei prodotti alimentari vede l’Italia in netto ritardo, nonostante il Governo avrebbe dovuto adeguarsi sin dal luglio 2013. Con la nuova normativa, da un lato, è venuta a mancare l’obbligatorietà di indicare in etichetta la sede dello stabilimento di produzione alimentare per i prodotti realizzati e commercializzati in Italia. Una questione su cui il M5S ha ingaggiato un’aspra battaglia, coinvolgendo oltre 10.000 cittadini che hanno sottoscritto l’appello all’Esecutivo renziano, che ha spinto qualche mese fa il ministro Maurizio Martina a richiedere al dicastero dello Sviluppo economico di ripristinare l’obbligo. Ma, d’altro canto, il nuovo regolamento comunitario ha introdotto l’obbligo di indicazione dell’eventuale presenza di allergeni nelle etichette degli alimenti preconfezionati e l’opportuna comunicazione ai consumatori anche quando gli alimenti sono venduti al dettaglio o somministrati, ad esempio, in bar o ristoranti. Tuttavia, ad oggi, non è ancora disponibile la normativa nazionale di applicazione e permane, quindi, estrema incertezza tra gli operatori sui tempi e sulle modalità di effettiva applicazione delle disposizioni comunitarie nonché su quali sanzioni debbano essere applicate per la violazione degli adempimenti previsti.
Tutto questo lassismo e disinteressamento del Governo Renzi non ha fatto altro che creare ulteriore caos e confusione tra i ristoratori ed i baristi. Abbiamo pressato l’Esecutivo in tutti i modi per fare chiarezza e dare disposizioni efficaci, in grado di fugare ogni dubbio ma, sinora, nulla di concreto è stato ancora fatto. Ciò ha portato gli esercenti a ristampare completamente i menù per il timore di non essere a norma di legge nonché per le eventuali possibili sanzioni. Multe che, nella confusione normativa, potrebbero fioccare con grande facilità.
In effetti, rispondendo ad una nostra interpellanza urgente, il Ministero dello Sviluppo Economico ha dichiarato di essere ancora “al lavoro per mettere a punto sia il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sia il quadro sanzionatorio”. Al contempo, però, il 6 marzo scorso ha pubblicato una circolare specificando che, “nelle more dell’adozione della disciplina sanzionatoria”, è ancora possibile applicare la gran parte delle sanzioni previste dal vecchio regolamento del 1992, allegando una “tabella di concordanza” che associa vecchie e nuove multe.
Un comportamento in palese contraddizione con il principio di stretta legalità, cristallizzato nell’art. 25 della nostra Costituzione. Un principio, declinato sia nel codice penale sia nella legge 689/1981 sul procedimento sanzionatorio amministrativo, che esclude la possibilità di applicazione delle norme ‘per analogia’: il fatto che dà luogo all’applicazione della pena deve essere previsto, infatti, in modo ‘espresso’ in un atto avente forza di legge. In questa situazione di ‘vacuum legis’, risulta molto grave la situazione dei consumatori allergici e dei celiaci, ancora privi di effettiva protezione non solo sui prodotti alimentari in vendita (imballati, sfusi e preincartati) ma soprattutto su alimenti e bevande somministrati nei bar e nei pubblici esercizi, ristoranti, mense e nel mondo del catering. Consumatori e imprenditori sono abbandonati a loro stessi.
Continueremo a chiedere al Governo Renzi dispositivi chiari ed efficaci che possano da un lato rassicurare gli esercenti su come adeguarsi alla normativa e dall’altro diano un’informazione corretta ai consumatori italiani.
Comunicato permanente alla partitocrazia: "In Natura e nella Storia tutto ha un inizio e tutto ha una fine. Voi siete la fine, noi siamo l'inizio, o almeno ci proviamo."